giovedì 8 settembre 2011

Il rientro dopo le vacanze

Ciao a tutti,

le vacanze sono finite e dopo essermi presa una "breve" pausa di due mesi, sono pronta per riprendere il Comitato...più attiva e positiva che mai!
Non so voi, ma io a settembre mi dò sempre un sacco di buoni propositi, faccio liste infinite di cose da fare, nelle quali c'è sempre scritto "iscriversi in palestra" e mi fa sentire benissimo...quindi lo vorrei fare anche per il Comitato :-)

In realtà, non essendo riuscita a seguire le discussioni che si sono sviluppate in luglio e agosto (ammetto di aver dato un'occhiata molto molto molto molto rapida alle 180 mail che ho trovato al rientro), avrei bisogno di fare un po' di ordine nella mia testa...qualche punto sparso:


  1. Quando sarà la prossima riunione del Comitato? Ho letto che si proponeva il mercoledì al posto del lunedì, non ho capito se per sempre o per una settimana specifica.

  2. La discussione sul come/quando/perchè del Comitato si è evoluta? C'è qualcosa di scritto che può aiutarmi a capire come? Ho visto che c'è stata a inizio settembre una riunione tra Limonta e i coordinatori dei Comitati, qualcuno di noi c'è andato? A proposito: la proposta di Mariarosa di individuare un coordinatore volontario ha avuto qualche esito?

Questo per capire quando ci rivedremo e come saremo organizzati, ho invece anche qualche spunto personale da buttare nel calderone:



  1. L'organizzazione del Comitato. Io non penso di farcela a riprendere le riunioni con cadenza settimanale, aggiungendo la Commissione Urbanistica, è un impegno troppo oneroso...ma se le facessimo bisettimanali? Lasciando ovviamente ai gruppi tematici di lavoro (penso ad esempio al gruppo che sta organizzando la biciclettata) libertà di vedersi nei modi e nei tempi preferiti

  2. Sempre sul punto precedente: la mailing list...riusciamo a far partire davvero il blog e lasciare alla mailing list il compito di essere solo uno strumento di "convocazione" o di comunicazioni straordinarie? Devo ammettere che per riuscire a scrivere questo post ho dovuto fare i salti mortali, non sono neanche sicura di sapere come ho fatto ad arrivarci! Forse servirebbe una miniguida all'utilizzo del blog, non so...forse è anche già stato fatto...?!?

  3. La cementificazione del quartiere. La discussione che ho trovato in mailing list mi interessa molto. So che c'è stato un CdZ sui permessi di costruire e che ci sarà una Commissione Urbanistica a breve sui parcheggi interrati...c'è qualcuno che sta seguendo questo filone?

  4. La festa del tunnel. Lo so che ero quella che ci teneva più di tutti, ma non ho più fatto niente e ho visto che Rosario mi ha scritto a luglio che chiudere il tunnel per 6 ore costa qualcosa come 800€...credo sarà necessario parlarne alla prossima riunione...e vedere se riusciamo ad organizzare qualcosa di più contenuto, ma di pari effetto.

Credo sia tutto...buon rientro a tutt*, spero di vedervi presto alla Ligera!

lunedì 29 agosto 2011

Forse.

Premessa: a me è difficile credere che in queste notizie di Repubblica, Corriere, Il Fatto, non c'è proprio nulla di vero.

Forse ora si capisce meglio perché l'ondata per Giuliano.

Forse adesso si può ammettere che in tanti anche se non sapevano "avevano sentore" ed erano ormai diventati una moltitudine che gridava nel deserto: anche nel deserto complice dell'informazione che tanto oggi scrive e trasmette. Quelli che "avevano sentore" erano diventati tutti "estremisti dei centri sociali".

Forse adesso si capisce meglio perché in tanti a sinistra (e comunque secondo me a torto) si erano allontanati dal voto e hanno lasciato vincere due, tre, quattro volte "gli altri".

Forse adesso si capisce perché tanti iscritti e sostenitori del PD, per quanto ad ogni elezione di meno, sperando nel riacchiappare il potere in un modo o nell'altro, VOLEVANO non vedere nulla ed erano così chiusi e aggressivi verso qualsiasi critica da parte degli "altri" di centrosinistra.

Mi ricordo feroci dibattiti su Radiopopolare in cui ad ogni telefonata "di provenienza varia" ne seguiva una di un militante PD in cui si attaccavano rifondaroli, centrosociali, radicalchic e altre etichette da processo staliniano (che poi per fortuna erano processini della mutua) perché "facevano casino" e non permettevano al grande partito serio a vocazione maggioritaria di andare avanti per la giusta strada senza paletti tra le ruote.
Sul Corriere della Sera di oggi ecco un esempio di quelle argomentazioni di allora:

"Antonio Pizzinato, segretario Cgil negli Anni 80, è un altro «ragazzo di Sesto». La sue parole sono una cartolina dalla Stalingrado che fu. «Sono stato capogruppo del partito quando Penati era sindaco. Quel piano regolatore, quello delle aree Falck, io l'ho votato con convinzione». E le presunte mazzette milionarie? «A Sesto tutti conoscono tutti. E il tenore di vita di Penati in questi anni non è cambiato, glielo dico io». "
(vedi articolo completo)

Mi ricordo quando a poca distanza dalle ultime elezioni provinciali il presidente Penati revocò "per punizione" la delega ad un assessore colpevole di avere detto "qualcosa di sinistra". Altra manciata di voti persa per giocare al Veltroni locale a vocazione maggioritaria.

Vi ricordate la frase strappalacrime del film Love Story "amare significa non dover mai dire mi dispiace"? Ecco: in Italia è diventata "fare politica significa non dover mai chiedere scusa".

Ma oggi, a buoi scappati ma non per questo meno doverosamente, questa invece è una cosa che va fatta.

Qualcuno, anzi non pochi onesti a tutti i livelli,se ne è accorto, e forse non da oggi: ma non basta, non è mai bastato del resto, avere saputo ed essersi tenuti fuori.
Oggi è necessario DIRE che ci si è accorti, che si è SBAGLIATO a tollerare, che bisogna che OGNI partito e ogni schieramento di centrosinistra si RIGENERI completamente. Come idea e come pratica: del potere e della cultura.


Sul Corriere della sera di oggi leggo :
"Stefano Boeri, votatissimo capolista e ora assessore in Comune, posta su Facebook il suo pensiero. «C'è una cultura che ha zavorrato la politica milanese e compromesso con scelte immobiliari ingiustificate il territorio della nostra città».
L 'archistar su cui il Pd puntò tutto alle primarie reclama ora una palingenesi: «Chiedo una conferenza programmatica che metta al centro della discussione il rapporto tra politica, sviluppo del territorio e economia.
È necessaria una rigenerazione del gruppo dirigente e dei suoi indirizzi culturali e politici».(l'intervento completo sul sito di Boeri)
È l'altro protagonista delle primarie di novembre, l'ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida, a buttar lì la madre di tutte le domande:
«Nella storia locale dei Ds sembra ci fosse un intreccio tra scelte urbanistiche e affari. L'interrogativo è se il nuovo partito, il Pd, si sia liberato di queste prassi, di queste modalità di fare amministrazione
».

(vedi articolo completo)

Forse non hanno torto.
A Milano come a Sesto, le scuse e i passi indietro ce li aspettiamo da tutti.

giovedì 18 agosto 2011

Verso il default

Verso il default, questione di tempo

— 17 agosto 2011

di GUIDO VIALE

Gli alti e bassi, ma sostanzialmente bassi, dei cosiddetti mercati, ci fanno capire che nei prossimi anni, e per molto tempo ancora, non ci sarà alcune «crescita»: né in Italia (dove la manovra ha messo una pietra tombale su qualsiasi velleità di rilancio economico), né in Europa, Germania compresa: che sconterà presto il disastro a cui sta condannando metà dei suoi partner commerciali. Meno che mai negli Stati Uniti; di conseguenza soffrirà anche l’economia cinese, dove sostituire la domanda estera con quella interna non è così facile. Nemmeno il Brasile se la passerà più molto bene, mentre l’economia giapponese è scomparsa dai radar.

In Italia, e in molti altri paesi senza «crescita», il pareggio di bilancio diventerà irraggiungibile: anche ridurre la spesa pubblica non basta per colmare i deficit. Così gli interessi si accumulano, anno dopo anno, e il debito cresce, facendo aumentare a sua volta i tassi, e con essi il deficit. Anche se prescritto dalla Costituzione (con una norma che seppellisce tutto il pensiero economico originale del Novecento) il pareggio di bilancio diventa una chimera.

Per anni i titoli di Stato avevano offerto ai cosiddetti risparmiatori – cittadini che avevano un avanzo di reddito a disposizione – una specie di cassaforte dove mettere al sicuro il loro denaro. Ma da tempo, e soprattutto con la liberalizzazione dei mercati finanziari, quei titoli, ormai nelle mani di grandi operatori internazionali (compresi quelli che oggi gestiscono i fondi dei risparmiatori), sono stati trasformati in assets su cui lucrare, giorno per giorno, in base a variazioni dei rendimenti che chi quei titoli li ha emessi non può più controllare. Non è vero, come ci raccontano, che la spesa pubblica supera le entrate fiscali: in Italia non lo fa da tempo. Sono gli interessi accumulati ad aver portato il bilancio fuori controllo: è il meccanismo tipico dell’usura (quello dei famigerati cravattari); a cui gli Stati di quasi tutto il mondo si sono sottomessi: non per salvare se stessi, ma le banche e i fondi che detengono i loro titoli.

Tuttavia la crisi finanziaria non è che un risvolto di un meccanismo economico, quello dello sviluppo – che è poi l’accumulazione del capitale – che si è inceppato; perché è anch’esso a sua volta un risvolto della crisi ambientale: il pianeta Terra non è più in grado di sostenere con le sue risorse gli attuali flussi della produzione; e meno che mai i flussi di scarti e residui – a partire dalle emissioni che alterano il clima – che accompagnano inevitabilmente uno sviluppo guidato dal profitto. «L’età della pietra – diceva lo sceicco Yamani, già ministro del petrolio dell’Arabia Saudita – non è terminata per mancanza di pietre. Nemmeno l’era del petrolio terminerà per l’esaurimento del petrolio». Non lo farà, anche se le riserve tradizionali di petrolio sono agli sgoccioli: finirà perché il petrolio, e gli altri idrocarburi, saranno sostituiti da fonti rinnovabili ed efficienza energetica; oppure perché le loro emissioni avranno provocato disastri tali da rendere il pianeta inagibile e ogni ulteriore estrazione di idrocarburi impossibile o superflua.

Con il procedere della crisi, l’esito ineluttabile di uno Stato preso nella spirale di un debito insanabile come quello italiano è ciò che tutti dicono di voler evitare, ma che nessuno vuole prepararsi ad affrontare: il fallimento (default). Il problema non è il se, ma è solo il quando; e chi sarà a subirlo e chi a imporlo; e in che modo gestirlo. Il dibattito politico, se ci fosse, dovrebbe vertere su questo. Invece tutti parlano di rilanciare una crescita che non tornerà più; o che, se anche tornasse, sarà talmente stentata da non poter interrompere quella spirale infernale. Mentre si parla di “crescita” (ma di che cosa? dei saldi contabili per fare fronte al debito) qualcuno, anzi molti, si affrettano ad arraffare tutto, prima che non ci sia più niente da prendere. Proprio come i deprecati protagonisti delle rivolte inglesi; che sono al tempo stesso il prodotto di quel saccheggio e della cultura che la civiltà dei consumi e la pubblicità promuovono ogni giorno. Ma là non si tratta di rubare uno smartphone o un paio di sniker, ma di privatizzazioni, di questi tempi vere e proprie svendite; e dopo le pessime prove – in termini di tariffe e di efficienza – di tutte le privatizzazioni realizzate negli ultimi anni. E dopo che l’Italia, ma anche Berlino, ma anche Parigi, ma anche Bolivia ed Equador, si sono pronunciati contro le privatizzazioni: non solo dell’acqua, ma di tutti i servizi pubblici e i beni comuni.

Ma la democrazia è da tempo incompatibile con le esigenze dei mercati. Oggi più che mai. Poi tocca alle pensioni (quelle dei poveri), ai salari, al welfare, alla sanità, alla scuola all’occupazione, al posto fisso, alle finanze dei Comuni: gli unici enti che sono, o potrebbero essere, vicini ai governati. Ovviamente è un saccheggio pericoloso: in Grecia, in Spagna, in Portogallo, in Medio Oriente – per non parlare dell’Islanda: infatti nessuno ne parla perché la strada del default è stata imboccata per scelta; e senza grandi danni, se non per i banchieri finiti in galera – domani in Italia, lavoratori e cittadini sfruttati e taglieggiati potrebbero ribellarsi. E non è detto che lo facciano in forme gentili. Londra insegna.

Per fare fronte a questa eventualità – scrivono i corifei del saccheggio di Stato – ci vuole una vera leadership. Quella attuale non è all’altezza: tanto è vero che quella italiana – ma non solo quella – è stata commissariata. Ma anche quella europea, che ne ha assunto la tutela, lascia a desiderare. E nemmeno Obama naviga in buone acque. Mancano le idee e mancano gli uomini, scrive sul Corriere della Sera un alfiere del liberismo, Alberto Alesina, subito rincalzato dal suo gemello, Francesco Giavazzi, che solo tre giorni prima si era invece accontentato – su input del suo direttore – dell’«inventiva imprenditoriale» di Berlusconi. Ma di idee intanto non ne tirano fuori nemmeno una, se non la solita solfa: privatizzazioni, liberalizzazioni, tagli alla politica e alla spesa pubblica (continuano a pensare che la “crescita” sia una molla che scatta da sé); e di come e dove farle nascere non parlano nemmeno (non sarà certo la riforma Gelmini a produrre nuove idee; nemmeno quei due, che pure la esaltano, osano sostenerlo). In queste condizioni la leadership tanto invocata ha sempre di più l’aspetto di un “Uomo della Provvidenza”. Una débacle più sonora del pensiero unico liberista, che ha dominato un trentennio di disastri, e che ancora pretende di interpretare i tempi senza riuscire a comprenderli, non potrebbe esserci. Ma in questo vuoto di conoscenze (ambientali e sociali) e di pensiero strategico i rischi autoritari si moltiplicano.

Davanti a noi c’è un’altra strada; perché sedi dove si producono idee le abbiamo, anche se ancora gracili: sono i mille comitati di lotta, i centri sociali, i circoli culturali, le associazioni civiche, alcune riviste, molti blog, le associazioni studentesche, le pratiche alternative dei GAS, dei DES, delle reti di insegnanti, molte imprese sociali, alcune rappresentanze sindacali. Anche alcune idee importanti e condivise, nuove rispetto ai termini di un dibattito politico ormai sclerotizzato, ci sono. Sono quella dei “beni comuni”: da difendere dall’accaparramento privato e dalla gestione burocratica e corrotta degli organismi statuali attraverso forme di trasparenza integrale, di controllo dal basso e di gestione partecipata; e da estendere a tutte le risorse naturali indivisibili, ai servizi pubblici, ai saperi. E poi l’idea della territorializzazione dei rapporti economici: mercati agricoli e alimentari a chilometri zero; rapporti diretti con i fornitori che garantiscono qualità dei prodotti, dei processi e delle condizioni di lavoro; coinvolgimento di tutti gli stakeholder (lavoratori, utenti, amministrazioni locali, associazioni, centri di ricerca, imprese fornitrici e utilizzatrici) nella riconversione di produzioni in crisi, obsolete o dannose (a partire dalle armi: meno spese, meno consumo di risorse, meno guerre); e impegno in tutte le attività di salvaguardia dei territori e della loro vivibilità.

Di qui la convinzione che la salvezza non verrà dalla “crescita”, che significa ogni giorno di più devastazione del pianeta, delle condizioni di vita e dei rapporti sociali; e che i vincoli imposti dai mercati – dalle parità di bilancio agli aumenti di fatturato, dal rendimento dei bot agli andamenti delle borse – non sono totem a cui ci si debba piegare. Lungo questi filoni di pensiero, e dentro queste pratiche e questi organismi, può prendere forma e formarsi una nuova classe dirigente: una cittadinanza attiva che si metta in grado di esautorare e sostituire gli uomini che oggi sono al potere, in tutti gli ambiti e a tutti i livelli, sia negli organismi statali e amministrativi, che nelle imprese: quelle che hanno sostenuto per anni Berlusconi e che oggi vogliono far pagare il costo dei loro disastri a chi non ne ha mai condiviso le responsabilità, né avrebbe potuto farlo.

Ma può un movimento dal basso, fatto di organismi dispersi e pratiche differenti, governare e dirigere un processo di transizione di questa portata? Che per di più sta andando e andrà incontro a resistenze pesanti e reazioni violente? Certamente no. Nessuno, credo, prospetta una cosa simile. Ma le forze, le idee e la determinazione per intraprendere un percorso del genere non possono nascere in nessuna altra sede e in nessun altro modo. D’altronde non si tratta di processi isolati: le donne e gli uomini alla ricerca di un mondo diverso, che lo ritengono possibile, sono milioni in ogni parte della Terra. E se il processo avrà un seguito, anche molti spezzoni delle attuali classi dirigenti potranno separarsi dalla matrice in cui sono cresciute e forgiate; ma è un processo che può svilupparsi intorno a idee e sedi che oggi occorre ancora diffondere e consolidare.

martedì 16 agosto 2011

Ma insomma la vogliamo finire?

Guardate qua:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_agosto_11/moschee-scontro-giunta-pd-rozza-guida-islam-1901279808120.shtml

Ma perché la consigliera e capogruppo del PD non va a "chiedere nelle zone" anche se intitolare le vie a Bettino Craxi come risulta abbia detto di recente?

Ma perché alcuni esponenti del PD volevano che fosse approvato in fretta e furia il PGT versione Moratti, con migliaia di osservazioni dei cittadini bocciate e accorpate in blocco, senza "ascoltare e coinvolgere" davvero gli interessati, e ora dicono che per localizzare dei piccoli luoghi di culto in città bisogna consultare le zone, i cittadini, e magari anche gli oratori parrocchiali e l'associazione degli orologiai? Dico piccoli luoghi di culto, mica arene per concerti rock o circuiti di motocross nei parchi!! E meno male che l'assessore Boeri, dimostrandosi competente in cultura e in urbanistica ma soprattutto in normale convivenza civile, ha definito bene la questione richiamando l'epoca dei cristiani costretti nelle catacombe.

Sindaco e giunta hanno e avranno difficoltà grosse e piccole da affrontare, e senz'altro come ogni essere umano "sono in grado di sbagliare da soli"; ma vi sembra il caso di "creare tormentoni estivi" proprio quando resta in città chi ha meno soldi e meno possibilità di vacanze e come dibattito culturale si può permettere al massimo due discorsi da bar, e quindi nel vuoto di notizie estivo questo tormentone di mezz'agosto può facilmente farlo incarognire di più contro qualche altro cittadino con altri problemi?

Ma ci capite qualcosa di comunicazione pubblica o siete rimasti a Peppone e Don Camillo?
Ci arrivo perfino io, a capire che se non ci piace del tutto qualche decisione "centralista" (ma ancora di massima) basta dichiarare "che bella decisione, ora per le localizzazioni dei luoghi di culto bisogna avviare una valutazione e un confronto coinvolgendo le comunità religiose e il consiglio di zona competente così iniziamo a realizzare nei fatti il programma di rilancio dei CdZ". Così sembra che voi volete fare "di più e meglio" e non mettervi di traverso.

Quanto ai discorsetti tirchi e ringhiosi che questo tema suscita sempre sull'ovvio principio che "non devono essere pagati dai soldi dei cittadini", ma vi rendete conto di quanti soldi dei cittadini costano alla città l'ordine pubblico e la gestione rifiuti di una partita di pallone, di una festa degli alpini o di un grosso raduno religioso cattolico? Però quelli sono tanti e votano... Bene, allora è proprio ora di dare il voto amministrativo a tutti i residenti, così almeno siete contenti che "vi votano perché gli avete dato il permesso di pregare". Tanto, più di quello culturalmente e politicamente non arrivate a capire.

Gradisco smentita a tutte queste argomentazioni! Anzi sarei davvero felice di accorgermi che ho capito male. E per questo, invio per mail anche al gruppo consiliare del PD che SECONDO IL CORRIERE (ma alla stampa e ai media bisogna sempre pensarci...) APPARE DIVISO E ALL'ORIGINE DEL CONTRASTO.
E infine... io non sono religioso e ho sempre votato per la sinistra anche se in Italia i laici non li ha mai tutelati molto nessuno. Anzi, perché non "coinvolgiamo i cittadini" sull'utilità di pagare le ore di religione nelle scuole materne comunali a un po' di maestre disoccupate a cui la Curia trova lavoro (e punteggio per i concorsi) a spese di tutti?

domenica 14 agosto 2011

Garante dei diritti delle persone limitate nella libertà

Scrive Mirko Mazzali
Il 15 insieme ai consiglieri Quartieri e Cappato e all'assessore De Cesaris ci rechiamo in visita a San Vittore. Non sara' una passerella, in carcere manca quasi tutto a partire dal sapone e carta igienica, nonostante lo sforzo della direttrice e di chi ci lavora. La promessa e' di non dimenticare cosa e' la detenzione.


Mazzali, finora vi siete occupati del debito e della politica finanziaria del Comune: bene. Quando discuterete del ripistino del garante dei diritti delle persone limitate bella libertà? Posi già tale domanda, senza ricevere risposta. Che lo stile di relazione, chiunque governi, sia il medesimo? Certo, come disse il marchese del Grillo, "io so' io e voi non siete un cazzo". Ma per ora la scommessa su di voi mostra appena una rima. Vediamo se riusciremo a corrispondere alla esigenza di interlocuzione

sabato 30 luglio 2011

Conflitti a via Padova


Milano via Padova maxi rissa tra bande di latinos e nordafricani: chissà se Mazzali terrà presente la proposta di mediazione dialogica offerta per gestire tali criticità, già offerta nell'Officina di Pisapia prima delle elezioni. Si resta in vigile attesa...
L. Colaianni

mercoledì 20 luglio 2011

resoconto CdZ del 19 luglio 2011

ciao comitato

la riunione di ieri sera è stata noiosetta, ma non voglio privarvi di niente e quindi vi cuccate anche questo resoconto. E poi noi non siamo come quelli che guardano il gran premio sperando che qualcuno muoia: se nessuno litiga meglio. E poi Tranquillino era in vacanza, vorrà dire qualcosa!

prima che iniziasse la seduta ho chiesto al presidente Villa se si poteva ricordare Borsellino, e così lui ha chiesto un minuto di silenzio, osservato da tutti, e Piscina (non la cambini... però se volete conoscerlo dovete partecipare!) non ha neppure chiesto la parola ed è stato zitto... un successo senza precedenti

A parte gli scherzi, grazie Villa, se leggi il blog, davvero!

l'ordine del giorno è stato tutto rispettato e la seduta si è esaurita alle 23

sono stati eletti o definiti (IMPORTANTE, CHE NESSUNO VENGA A DIRE CHE IL RESOCONTO è INCOMPLETO O CENSURATO O IMPRECISO: QUI SI FA QUEL CHE SI PUò QUEL CHE CI SI RICORDA E QUEL CHE SI CAPISCE, CHIUNQUE PUò INTEGRARE E SOPRATTUTTO ASSISTERE) il vicepresidente radicale Yuri Guaiana (ma Rosario l'ha soprannominato gagarin, e quindi da adesso si chiamerà così) e i vari vicepresidenti delle commissioni: cultura re fraschini, urbanistica pirovano, ambiente costa, scuola ciullini, commercio chendi, sanità fanari, sport curaca (sto nome è inventato, non capisco cosa ho scritto)

sono stati anche approvati i nomi dei componenti del gruppo lavoro sui permessi per costruire, che sarebbero le persone che vengono chiamate dal comune per sentire un parere sulle costruzioni in zona: pd amato, sel tosi, rondelli non so di che partito, pisavento verdi, iannerone radicale, elena re movimento 5 stelle, asiaghi popolo della libertà, costa lega nord e poi mi son persa (ma magari quelli di casini non leggono il blog e non si offendono)

sono stati anche scelti i rappresentanti della commissione paesaggio, architetto giuseppe amato per maggioranza (che siamo noi, sempre meglio ricordarlo) e bonora per l'opposizione

poi sono stati nominati i rappresentanti di minoranza e maggioranza (che siamo noi, ancora, incredibile, eh, comitato!) nella commissione urbanistica: alberto proietti e flavio costa (e qui, se avete studiato, ormai sapete chi è il nostro, sennò ripassate, asini!!)

poi è stato approvato il bilancio delle biblioteche... ma questo ve l'ho raccontato nella commissione cultura, e non sia mai che mi ripeto.

vi state annoiando, eh... pensate noi, a questo punto ci siamo mangiati le patatine di anna!!

poi si è parlato della commissione decentramento: dico quello che ho capito: tutti la vogliono, c'è stata discussione se fosse meglio a termine (parere di villa e pd, credo), cioè che sparisce quando si avrà la città metropolitana, o permanente (molti altri, anche della opposizione, ma anche sel). per tutti comunque importante lavorarci tanto e in fretta: re fraschini sottolinea che non basta avere la commissione ma bisogna avere una reale delega al decentramento. si è anche accennato al fatto che c'è la possibilità che le zone diventino 14 o 15.

a margine sono state fatte due interrogazioni (senza voti, eh!)

gagarin ha chiesto se la pista ciclabile in vittor pisani, bloccata con le macchine e con i cartelli coperti, è davvero una pista ciclabile (poveretta, dico io)

piscina ha chiesto a villa se sapeva che la precedente riunione del cdz è stata trasmessa su radio radicale. non si può per la privacy!

villa indagherà (gagarin ha confessato subito) ma comunque è volontà di tutti che le sedute vengano messe online e disponibili per tutti (bravo gagarin, mi piace molto questa cosa!)

un genitore di non so che gruppo ha chiesto poi al consiglio di zona di avere degli spazi per poter fare attività innovative con i bambini, anche piccolissimi.

due parole di gossip: del comitato c'eravamo io elena anna n milly (new entry, potete non conoscerla per qualche puntata) nicola rosario. oltre a noi fabrizio casavola e un gruppetto legato ai grillini, 15 persone in tutto, poi è arrivato mago galbusera e il marito di anna b

dei consiglieri ne mancavano 7, quelli che conosco: tranquillino agnello fanari roccatagliata (questo non è dei nostri, ma si conosce della gente in cdz...)

villa ha fatto distribuire a tutti noi pubblico delle fotocopie di un documento sul decentramento: lo dico perchè è stato molto apprezzato, almeno anche noi capiamo.

del tagliere di salumi che ci siamo magnati dopo al tempio d'oro non parlo, quello è privacy, ha ragione piscina!

ciao comitato, ho come la sensazione di aver dimenticato qualcosa e di aver scritto qualche cavolata, ma fra cinque anni ste relazioni vinceranno il pulitzer della martesana

mr

mercoledì 13 luglio 2011

Incompleto (e sconnesso) resoconto: COMMISSIONE CULTURA (12/07/2011)

Presidente: Carole Lynn McGrath (come lo pronuncia lei non lo pronuncia nessuno, sfido chiunque)

Vicepresidente: Mario Re Fraschini

O.d.g. Approvazione del bilancio (per il 2011) delle biblioteche di Zara e Crescenzago.

La presidente ha letto un documento sull'importanza della cultura, che è stata smantellata negli anni, come per esempio l'orchestra della rai. Ha sottolineato l'importanza enorme della scuola pubblica ed il suo alto livello ed ha sostenuto che si debba aiutare gli insegnanti, dando anche stimoli allo studio. Da qui l'importanza del ruolo delle biblioteche, che vanno sostenute e di cui bisogna ampliare l'orario.

Nella zona ci sono due biblioteche (Crescenzago e Zara) ed è in progetto di aprirne una terza a Precotto (ma i soldi non si vedono nemmeno in lontananza).

La direttrice di Crescenzago (Lucini, ma abbiate pietà, i nomi sono tutti suscettibili di cambiamenti) ha presentato il programma per i restanti sei mesi dell'anno, richiedendo un totale di 3000 € (nel 2009 hanno avuto 4300 € e 871 presenze, nel 2010 5400 € e 1249 presenze). Sa che è quasi certo che i fondi verranno tagliati, quindi ha presentato, in ordine di priorità, il seguente elenco di iniziative:

  1. Corso base utilizzo PC (non nel senso di partito!!), 20 posti disponibili, gratis, richiestissimo, soprattutto da fasce deboli, quali anziani e stranieri (ogni occasione per le donne arabe di uscire di casa, magari accompagnando i figli in biblioteca, è colta al volo);
  2. letture animate per bambini dai 3 ai 6 e dai 6 ai 10 anni (l'anno scorso hanno riscosso molto successo);
  3. Conferenze psicologiche tenute da una certa De Virgilio ((non) credo) sulla formazione e gestione dei conflitti e su come funziona la psiche;
  4. Altre letture per bambini.
La Presidente non conosce (almeno fino a ieri sera) le disponibilità economiche della commissione.

La direttrice di Crescenzago si è detta disponibilissima ad accogliere suggerimenti e proposte (anche in collaborazione con altre associazioni).

Il/La direttore/direttrice di Zara è in ferie, quindi si è votato sulla base di un documento che noi cittadini non abbiamo visto.

Riflessioni sparse di consiglieri vari:
  • difficile catturare gli adolescenti (soprattutto scuole medie);
  • Piscina (insopportabile n.d.a.) chiede qualcosa sull'identità milanese (per carità, viva Jannacci e Parini, ma non credo intendesse questo);
Riflessione mia: ci sono stati molti interventi con l'esclusivo scopo di far prendere aria ai denti.

La presidente della casa della poesia del Trotter ha lamentato una carenza di informazione da parte delle istituzioni su comunicazione di iniziative, modalità di accesso a fondi e locali pubblici a disposizione dei cittadini, ecc...

E' in progetto un'ambiziosa mappatura dei luoghi di cultura della zona con relative modalità di utilizzo.

Un attore del Teatro Officina ha ricordato che è andato in scena lo spettacolo "via Padova e oltre" (non vorrei dire fesserie ma è passato anche al Piccolo). Il Teatro Officina vuole riproporlo, sia nelle periferie della città, sia soprattutto in zona 2, come strumento per discutere di intercultura-

Lo spettacolo verrà fatto il 24 settembre all'anfiteatro della martesana.

Se il CdZ dà dei fondi bene, sennò si arrangiano, ma avrebbe un bel valore non lasciarli soli.

Votazione: tutti favorevoli, quindi credo che ora l'approvazione dei bilanci delle biblioteche passi in consiglio di zona.

Riflessioni post-riunione di Mariarosa: siamo stati ringraziati come cittadini partecipanti, ma le riunioni non credo verranno spostate dalle 18, anzi alcuni volevano anticiparle, della serie se ci siete bene sennò noi dobbiamo andare avanti. Trovo incredibile che i documenti vengano dati solo ai consiglieri, sapendo che la seduta è aperta al pubblico. Se non hai fondi fai pagare, mettili on line sul sito, io non ho la più pallida idea di che cosa hanno votato, perchè il documento non è stato letto e nessuno ha relazionato. E' fortissima l'impressione di essere presenti a una festa in qualità di imbucati.

La commissione si riunirà nuovamente Giovedì 21 Luglio alle 18.30 per discutere delle linee programmatiche dei prossimi 5 anni. (Eventualmente la seduta verrà aggiornata a Venerdì ala medesima ora).

Presenti del comitato: Rosario, Mariarosa, Giacomo.

lunedì 4 luglio 2011

Stakeholder

  • Paroletta misteriosa che nell'inglese non ancora aziendale significa più o meno il proprietario del campo confinante col tuo: stake sono i paletti dello steccato di confine, che sono di ambedue i proprietari (holder). La si legge nel post che cita l'articolo COME FAR DURARE L'EFFETTO PISAPIA OLTRE L'ESTATE.
  • Si contrappone al concetto di shareholder che è il socio in affari, il proprietario di quote (share), l'azionista.
  • Nella gestione partecipata ed aperta agli interessi sociali di un'impresa gli stakeholders, che come tuoi vicini hanno verso di te delle aspettative di un buon comportamento, sono importanti, anche se non quanto i soci e gli azionisti.
  • Nella gestione di un ente pubblico di governo e servizi, invece, gli stakeholders sono tutto: non sono soci nei profitti ma dal loro lato dello steccato ti osservano su qualsiasi cosa, perché si aspettano che ogni tuo agire sul tuo terreno abbia effetti positivi anche verso il loro campo.
  • I cittadini tutti, invece, sono sì degli azionisti, perché hanno eletto il consiglio di amministrazione e l'amministratore delegato. Ma sono tutti "piccolissimi azionisti", disponendo di un voto a testa. Quindi in quella veste non hanno molto potere.
  • Ecco, diciamo che i piccoli coltivatori Comitati (e non ci scordiamo le Officine) si possono iscrivere tra gli stakeholder di rilievo del Comune. Le forme di organizzazione e di azione da darsi saranno tutte quelle necessarie a rappresentare al Comune le aspettative, i progetti, le proposte e i bisogni.
  • Ovviamente, non sono gli unici: partiti, sindacati, associazioni, commercianti, categorie sociali varie, imprese... ecco, zona per zona o area per area (Officine) bisogna riuscire a promuovere il confronto con gli altri stakeholder "legittimi" (di quelli "illegittimi" si spera che se ne occupi la legge).
  • E... tutti gli altri hanno il vantaggio di esser più stabili e più formalmente legittimati. L'unica "marcia in più" che hanno i comitati e le ex officine è quella di essere in qualche modo i genitori del sindaco e della giunta. O meglio uno dei due genitori, quello di origini popolari.
  • Poi, sappiamo bene che l'altro genitore viene dagli strati alti della società e del potere economico e politico. Però il genitore nato tra il popolo ha trasmesso a questi figli valori sani e aspettative di giustizia, ha fatto i sacrifici per farli studiare e fargli trovare un buon posto, sa che ormai sono grandi e autonomi ma ha molte buone ragioni per ricordargli da dove vengono.
  • :-) Insomma, come dice la famosa sceneggiata napoletana, sappiamo di conservare il diritto di dire al figlio che ora vive in centro tra "uommini incravattati e femmene pittate": "Io songo 'o pate (il padre) e nun me ponno caccià: 'o zappatore nun se scuorda a mamma..."

domenica 3 luglio 2011

COME FAR DURARE L'EFFETTO PISAPIA OLTRE L'ESTATE
di Massimiliano Guareschi
(Il Manifesto sabato 2 luglio 2011)
Che cos'è l'effetto Pisapia? Un fatto politico o solo elettorale? Saranno i prossimi mesi a dircelo. La questione si può riassumere in una semplice domanda. Le Officine (a base tematica) e i Comitati (a base territoriale) sono stati solo un'azzeccata trovata di marketing politico, che si è dimostrata in grado di motivare un elettorato distratto e scettico, fornendo a costo zero le forze e le intelligenze per schiantare il maldestro fuoco di fila della macchina propagandistica morattiana? Se così fosse, non resterebbe che considerare esaurite quelle esperienze, per lasciare che il gioco della politica prosegua as usual, con i partiti a svolgere la loro funzione, dopo avere stabilito i reciproci rapporti di forza e lasciato il dovuto spazio alla retorica di circostanza sulla società civile e i suoi rappresentanti. Oppure le cose stanno diversamente e a Milano il vento è davvero cambiato, in un senso che va oltre l'affermarsi di una nuova maggioranza in consiglio comunale? Se si propende per questa ipotesi diviene legittima una scommessa sul fatto che la partecipazione che si è espressa in forme nuove nelle Officine e nei Comitati o nella molteplicità di iniziative che, assumendo il nome Pisapia come brand, si sono dispiegate nei più svariati ambiti possa avere una valenza non contingente. Il protagonismo collettivo che ha cambiato volto alla città sembra non essere rassegnato a rientrare nei ranghi, le reti che si sono stabilite non paiono intenzionate a smobilitare. Certo, non si tratta di esagerare la portata di strutture calibrate rispetto alle esigenze di una campagna elettorale ormai terminata, né tanto meno di tenerle in vita artificialmente. E tuttavia la nuova avventura amministrativa non può prescindere dalle forze e dalle intelligenze che si sono aggregate dando vita all'"effetto Pisapia". Ed è forse in questo senso che va interpretato l'appello del nuovo sindaco, al momento dell'insediamento, a non lasciarlo solo.
Inventare strumenti, modalità e dispositivi in grado di proiettare nella dimensione del "governo" le energie che si sono dispiegate nella campagna elettorale: questa le vera sfida che emerge dalla primavera milanese. Con formula usurata, si potrebbe parlare di spinte dal basso, ma risulterebbe fuorviante. Una rappresentazione di quel tipo, infatti, travisa, collocandole sul registro della subalternità, le tipologie di aggregazione trasversali, rispetto alle competenze, alle provenienze politiche, alle condizioni professionali, alle appartenenze generazionali, che si sono manifestate in questi mesi, riducendole al ruolo di semplici portatrici di domande e bisogni che solo la politica "in forma" sarebbe in grado di interpretare per fornire una risposta. Ma, come si è visto durante la campagna elettorale, non è così. La capacità di elaborazione e attivazione in tempo reale di gruppi, individui e reti informali ha permesso di essere "sempre un passo avanti all'avversario", svuotando spesso preventivamente l'impatto di ogni sua iniziativa propagandista. Si è molto parlato della capacità della rete e dei social network di ridisegnare le dinamiche di circolazione dell'informazione e di funzionamento della sfera pubblica. Meno si è sottolineato come essi predispongano le condizioni anche per nuove modalità di azione politica, le cui forme istituzionali sono tutte da pensare e definire. Non si tratta di mettere in discussione i quadri della democrazia rappresentativa, né di invocare un assemblearismo tous azimuts, irrealistico e defatigante, incompatibile con i tempi della decisione amministrativa. La politica democratica, tuttavia, non ha a che fare solo con le procedure e non può esaurirsi nella conta dei voti. Lo sanno bene lobby e altri stakeholder, collettivi e individuali, che non mancano mai di fare sentire il loro peso. Fra questi i partiti che, nel bene o nel male, hanno svolto per una lunga fase una funzione quasi monopolistica nella promozione e nella gestione della partecipazione politica. Da anni però viviamo la crisi della forma partito, alimentata peraltro dalla retorica sull'antipolitica veicolata dai partiti stessi. Qualsiasi cosa si pensi in proposito, è finita l'epoca dei partiti di massa, radicati, capaci di raccogliere le più diverse istanze, di rielaborarle all'interno delle proprie filiere, di garantire luoghi di elaborazione e socializzazione. La vocazione del partito leggero, verso cui volenti o nolenti ci si è incamminati, è completamente diversa. E allora la partecipazione e la cittadinanza attiva devono cercare altre strade. Speriamo che il laboratorio milanese ci fornisca lumi in proposito. Abbiamo davanti l'estate per pensarci. Ma per settembre ci si deve inventare qualcosa.

Parliamo del Programma!

"Housing sociale e meno case sfitte"
Pisapia lancia la sfida del nuovo Pgt

Il sindaco: "Cominceremo dalla casa per combattere il carovita". E sulle nuove assunzioni in Comune: "Non sono dirigenti, ma precari. Rivendico il diritto di avere persone di fiducia"

di ORIANA LISO
Un anno fa, in questi giorni, si candidava alle primarie del centrosinistra. Un mese fa entrava a Palazzo Marino come sindaco. Da allora a oggi, assicura Giuliano Pisapia, «non è cambiato l’affetto della gente». Dopo trenta giorni si può fare un primo esame delle emergenze della città, che si intreccia con le promesse della campagna elettorale e con le contingenze quotidiane. Lui, Pisapia, spiega: «In questo mese ho già dovuto prendere decisioni difficili, fare scelte talvolta dolorose, anche per colpa della preoccupante situazione che ho trovato. Ma il mio punto di riferimento è il bene e il futuro della città».

Fra le contingenze del primo mese ci sono i dati dell’Istat sul carovita. Non c’è scampo: a Milano tutto costa di più. Cosa fa il Comune?
«Può e deve dare segnali forti. Nel breve periodo valorizzare i mercati di zona, portando sui banchi i prodotti a chilometro zero coltivati nelle campagne attorno alla città. E aiutare lo sviluppo dei Gas, i gruppi di acquisto solidale, non con incentivi economici ma dando loro degli spazi».

Ma a Milano tutto costa di più, non solo la frutta e la verdura.
«Infatti: ad influire molto sul costo della vita è la casa, che assorbe un buona quota del reddito delle famiglie, ancor di più dei separati o dei single. Per questo non permetteremo più il vergognoso spreco di migliaia di case popolari sfitte e lavoreremo per impedire che il Pgt resti così com’è: serve un deciso cambio di passo, con più housing sociale e la salvaguardia delle zone agricole per rispondere alle reali necessità dei cittadini. Questo possiamo fare e faremo per combattere il carovita».

I milanesi, però, vogliono rassicurazioni: con l’allarme sui conti pubblici temono nuove tasse. Timore fondato?
«Malgrado la situazione che abbiamo trovato faremo di tutto per dare servizi ai cittadini. Elimineremo sprechi, razionalizzeremo spese, ridurremo la nostra quota nella newco di Expo. I tagli saranno mirati e concordati con gli assessori. Impediremo che il governo scarichi sugli enti locali le conseguenze di una disastrosa politica economica. Ma se Roma dovesse insistere con i tagli o con un Patto di stabilità punitivo, allora dovremo studiare interventi che, però, non riguarderanno i servizi essenziali né le fasce deboli e in difficoltà».

Il vicesindaco Guida ha ipotizzato aumenti in base al reddito sulle rette degli asili. È così?
«Faremo di tutto perché non avvenga, ma quello della Guida può essere un discorso generale sul futuro di Milano: su alcuni servizi, se necessario, potremmo chiedere un maggiore contributo a chi ha più possibilità. Ma solo se questo non comporterà particolari sacrifici e, chiaramente, dando a tutti in cambio servizi migliori».

A proposito di servizi: in campagna elettorale lei aveva promesso i mezzi pubblici gratis per gli over 65. Non se ne parla più?
«Se l’iniziativa riguardasse solo quelli già abbonati Atm si potrebbe fare subito. Ma noi vogliamo raggiungere più cittadini possibile: stiamo studiando come garantire intanto — da settembre o con il nuovo anno — la gratuità per chi è sotto un certo reddito. Partirà anche l’altro progetto per i giovani: mezzi pubblici di notte nel fine settimana. E sempre a settembre, lo garantisco, il servizio di Milano Ristorazione sarà finalmente dignitoso».

Dice che il bilancio lasciato dalla Moratti è disastroso. Non è un controsenso pensare a un aumento del numero dei Consigli di zona?
«Le future municipalità avranno responsabilità reali e fondi che oggi non hanno. Per questo ritengo necessario che siano zone omogenee: oggi mettono insieme centro e periferia, con problemi molto diversi. Ci sarà qualche zona in più, ma con meno consiglieri. I costi, lo assicuro, non aumenteranno».

Tra le polemiche di questo mese: vi accusano di aver mandato a casa 31 dirigenti e di aver assunto persone dei vostri comitati elettorali.
«I contratti dei dirigenti erano già scaduti, abbiamo solo anticipato di due mesi il termine della proroga, per partire a settembre con una nuova macchina comunale. Gli assunti, invece, non sono dirigenti: non è spoils system, ma sono giovani con ottimi curricula. Rivendico — come i miei predecessori — il diritto ad avere nel mio staff persone con cui ho un rapporto fiduciario, ma saranno molti meno e costeranno meno che nello scorso mandato. E poi un paio di segnali forti credo di averli già dati: con la composizione della giunta e la nomina ai vertici dell’Amsa, scegliendo le persone per il merito, non per la tessera politica».

A proposito di attacchi e di promesse: il doppio incarico dell’assessore Tabacci. Ancora convinto della sua scelta?
«Certo, a maggior ragione visto quanto sta emergendo sul bilancio: ho conferma ogni giorno della capacità di analisi e di confronto di Tabacci. In campagna elettorale ho detto, e resto convinto, che assessori e consiglieri non debbano avere incarichi nelle società partecipate. Invece Tabacci, membro della commissione parlamentare che deciderà sul Patto di stabilità, è una garanzia per città».

Ancora doppi incarichi: capitolo Expo. Chi sarà il commissario straordinario?
«Seguendo il dettato di legge, dovrebbe essere il sindaco di Milano. Ma tutto resta in sospeso, anche perché la Moratti non ha ancora depositato le sue dimissioni. Sono però fermamente convinto che la scelta migliore sia quella di un tecnico, che abbia la fiducia di tutte le istituzioni coinvolte».

Quindi non il governatore Formigoni?
«Spero che il governo voglia coinvolgermi nella decisione: se mi chiedesse un parere, non farei il nome di Formigoni».

Piccolo bilancio del primo mese. Com’è essere sindaco?
«Bello e faticoso, con l’attenzione sempre alta della città (ma è un bene, perché le critiche mi fanno riflettere sulle decisioni che prendo). Quello che mi sorprende è girare per luoghi della città dove, evidentemente, la gente non si aspetta di vedere il sindaco: a volte mi chiedono se sono davvero io. Ecco, forse chi mi ha preceduto aveva dimenticato proprio questo: che noi, nonostante la fascia, siamo cittadini come gli altri».

Il vino nuovo nelle botti vecchie

Cari tifosi, carta canta…

Sono meravigliosi. Nonostante le assunzioni degli amici in linea col passato, a Palazzo Marino non ci pensano minimamente a dire “scusate, abbiamo sbagliato a dire che non applicavamo lo spoil system”, ma anzi, rivendicano le scelte fatte e incitano i tifosi più trinariciuti e cretini a darti addosso con ogni tipo di diffamazione e insulto.

In un’intervista a Repubblica, Pisapia dice: “Gli assunti non sono dirigenti: non è spoil system, ma sono giovani con ottimi curricula. Rivendico, come i miei predecessori, il diritto ad avere nel mio staff persone con cui ho un rapporto fiduciario.

Posto che di questi giovani il curriculum non è noto (o meglio, di alcuni sì, e tra questi c’è Luca Stanzione, SEL, che farà da segretario all’assessore Tajani (SEL) che non è nemmeno laureato e prenderà più di un ingegnere con laurea magistrale assunto alla Fiat), vorrei qui riportare la nozione di spoil system:

In politica l’espressione inglese spoil system (letteralmente sistema dello spoglio) descrive la pratica con cui le forze politiche al governodistribuiscono a propri affiliati e simpatizzanti cariche istituzionali, la titolarità di uffici pubblici e posizioni di potere, come incentivo a lavorare per il partito o l’organizzazione politica.

L’origine dell’espressione è il motto coniato da William Learned Marcy: “To the victor belong the spoils”( “Al vincitore spetta il bottino”).

Allo spoil system si contrappone spesso il merit system (letteralmente: sistema del merito) in base al quale la titolarità degli uffici pubblici viene assegnata a seguito di una valutazione oggettiva della capacità di svolgere le relative funzioni, senza tenere conto dell’affiliazione politica dei candidati. Il metodo tipico attraverso il quale si realizza il merit system è il pubblico concorso.

Come potete vedere, dunque, Pisapia mente quando dice che non si tratta di spoil system. Ma non è questo il punto. Il sindaco ha ben detto che è un suo diritto rivendicare persone di fiducia nel suo staff, ma non sono io che di fronte a due maxi-schermi ho dichiarato a stampa e cittadini che lo spoil system sarebbe rimasto un ricordo del passato. Soprattutto, queste persone di fiducia possono essere benissimo pagate con le proprie finanze personali, se proprio tra gli oltre 15mila dipendenti comunali non c’è nessuno che possa evitare un ulteriore addebito di mezzo milione di euro di retribuzioni alle esangui casse comunali.

Insomma, a chi ci accusa di cavalcare l’anti-politica e di fare sterile polemica, vorrei far notare che se Pisapia se ne fosse stato zitto e non avesse fatto promesse che non poteva mantenere (a cominciare dalla Giunta, che di certo non è stata fatta per almeno la metà seguendo il criterio del merito e delle competenze), nessuno avrebbe detto nulla.

Dire poi che si spende meno in assunzioni degli amici dell’amministrazione precedente o dire che “così fan tutti” è l’unica cosa che ingrossa le fila dell’anti-politica: quante cartucce in canna da sparare hanno dato lor signori con le loro ultime gesta a Beppe Grillo e sodali?

Come diceva Enzo Biagi, “La colpa non è dello specchio, ma di chi ci sta davanti”: lor signori evitino di dire una cosa in pubblico e di farne un’altra nelle segrete stanze e vedranno che da parte nostra, che non abbiamo padroni né signori da servire (se ne avessimo, ora saremmo tra i neo-assunti), non riceveranno nessuna critica, ma solo lodi e incoraggiamenti come hanno avuto fino a questo momento.

Diceva Sandro Pertini che “Ai giovani non servono sermoni, ma esempi di coerenza, onestà, altruismo.”, ebbene, noi siamo giovani di 20 anni che ci occupiamo di difendere quegli esempi e di cercare di dare anzitutto noi l’esempio: dunque non facciamo distinzioni di bandiera tra incoerenti di destra e incoerenti di sinistra.

Per quanto riguarda Tabacci e il doppio incarico, rimando ad un mio vecchio articolo, in cui dimostro dettagliatamente come il suo doppio incarico non sia per nulla utile al Comune: se infatti andrà a Roma solo il martedì e il mercoledì per votare in Aula, significa che non parteciperà alle sedute della Commissione Bilancio; ergo, il suo doppio incarico, oltre ad essere indecente perché non segna una discontinuità con la vecchia giunta, è pure inutile alla città di Milano.

Insomma, di certo la storia non finisce qui: vogliamo i curricula pubblicati sul sito online del Comune, affinché possiamo noi valutare se sia stato applicato lo spoil system o il merit system. In ogni caso, il system continua a funzionare: e non è tanto diverso dal passato.