- Paroletta misteriosa che nell'inglese non ancora aziendale significa più o meno il proprietario del campo confinante col tuo: stake sono i paletti dello steccato di confine, che sono di ambedue i proprietari (holder). La si legge nel post che cita l'articolo COME FAR DURARE L'EFFETTO PISAPIA OLTRE L'ESTATE.
- Si contrappone al concetto di shareholder che è il socio in affari, il proprietario di quote (share), l'azionista.
- Nella gestione partecipata ed aperta agli interessi sociali di un'impresa gli stakeholders, che come tuoi vicini hanno verso di te delle aspettative di un buon comportamento, sono importanti, anche se non quanto i soci e gli azionisti.
- Nella gestione di un ente pubblico di governo e servizi, invece, gli stakeholders sono tutto: non sono soci nei profitti ma dal loro lato dello steccato ti osservano su qualsiasi cosa, perché si aspettano che ogni tuo agire sul tuo terreno abbia effetti positivi anche verso il loro campo.
- I cittadini tutti, invece, sono sì degli azionisti, perché hanno eletto il consiglio di amministrazione e l'amministratore delegato. Ma sono tutti "piccolissimi azionisti", disponendo di un voto a testa. Quindi in quella veste non hanno molto potere.
- Ecco, diciamo che i piccoli coltivatori Comitati (e non ci scordiamo le Officine) si possono iscrivere tra gli stakeholder di rilievo del Comune. Le forme di organizzazione e di azione da darsi saranno tutte quelle necessarie a rappresentare al Comune le aspettative, i progetti, le proposte e i bisogni.
- Ovviamente, non sono gli unici: partiti, sindacati, associazioni, commercianti, categorie sociali varie, imprese... ecco, zona per zona o area per area (Officine) bisogna riuscire a promuovere il confronto con gli altri stakeholder "legittimi" (di quelli "illegittimi" si spera che se ne occupi la legge).
- E... tutti gli altri hanno il vantaggio di esser più stabili e più formalmente legittimati. L'unica "marcia in più" che hanno i comitati e le ex officine è quella di essere in qualche modo i genitori del sindaco e della giunta. O meglio uno dei due genitori, quello di origini popolari.
- Poi, sappiamo bene che l'altro genitore viene dagli strati alti della società e del potere economico e politico. Però il genitore nato tra il popolo ha trasmesso a questi figli valori sani e aspettative di giustizia, ha fatto i sacrifici per farli studiare e fargli trovare un buon posto, sa che ormai sono grandi e autonomi ma ha molte buone ragioni per ricordargli da dove vengono.
- :-) Insomma, come dice la famosa sceneggiata napoletana, sappiamo di conservare il diritto di dire al figlio che ora vive in centro tra "uommini incravattati e femmene pittate": "Io songo 'o pate (il padre) e nun me ponno caccià: 'o zappatore nun se scuorda a mamma..."
lunedì 4 luglio 2011
Stakeholder
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